Jarod il camaleonte
The pretender


Fanfiction

  1.01 - La storia infinita - 2a parte

I due uomini si allontanarono velocemente dalla stanza. Quando furono dentro l'ascensore Peter si rivolse a Jarod.

- Sì, si può fare. I miei capi sono d'accordo ad incontrare i tuoi contatti ma...alle nostre condizioni. E' chiaro? - un sorriso ambiguo increspò le labbra di Jarod.
- E' chiaro. Dimmi dove e quando. - l'ascensore si fermò nella hall dell'albergo ed i due si mossero insieme verso l'uscita.
- Quanti dei tuoi ci saranno? - Jarod pensò un attimo. - Guardie del corpo comprese...saremo in 11....3 auto. - Peter lo guardò in faccia.
- Il tuo contatto è un tipo diffidente.... - disse - va bene. Noi saremo in 11, me compreso. - Una volta fuori Peter si fermò.
- Attendi istruzioni stasera al Casino Royal, verso le 23.00. - Jarod si girò verso di lui e lo fissò dritto negli occhi.
- Il mio tempo costa, Peter ma...visto che prima mi hai tolto dai guai ... Ti farò uno sconto. Andrò lì gratis. Ci vediamo. - senza dare tempo a Peter di rispondergli, Jarod si allontanò da lui e si diresse verso il bordo della strada. Lì era fermo un taxi che aveva chiamato dalla sua suite. Jarod salì in macchina e la vettura si allontanò velocemente dall'albergo.
Aveva intenzione di fare un rapido giro della la città per farsi vedere dai suoi e poi aveva bisogno di riflettere. Ora era importante esaminare la situazione. La prima cosa a cui pensare era il Centro. Se Miss Parker si trovava a Las Vegas voleva dire che probabilmente erano al corrente di tutto. Avrebbe potuto disfarsi di loro denunciandoli alla polizia per porto d'arma abusivo ma ... avrebbero sicuramente chiesto le sue generalità. No, far venire la polizia nell'albergo era da escludere. Sicuramente era sorvegliato e se avessero visto i poliziotti. Tutto l'affare sarebbe saltato.
Ad un certo punto gli venne in mente che aveva lasciato la valigetta del Centro, la DSA, nella stanza in cui aveva chiuso Miss Parker.
- Dannazione - pensò; doveva stare più attento. Una simile distrazione poteva costargli molto cara.
La macchina continuava a correre e lui a pensare la macchina scivolava velocemente per la strada ed anche i pensieri di Jarod correvano. Decise cosa fare. Dallo specchietto, l'autista spiava, a tratti, l'espressione del suo passeggero. Jarod vide il riflesso del suo sguardo su di sé e gli rivolse un cenno - Signore... - accennò l'uomo al volante; - mi riporti indietro - disse Jarod con tono sbrigativo. Dopo un po' si rivolse all'autista.
- Mi riporti indietro. - disse con tono sbrigativo.
Quindici minuti dopo, Jarod stava salendo nella sua suite. Entrato si guardò intorno per vedere se tutto era a posto, poi andò nella camera da letto.
Miss Parker era lì. Sembrava tranquilla. Giaceva quasi inerte sul letto ma appena lo vide si rianimò ed iniziò ad agitarsi; per quanto fosse possibile.
- Sei contenta di rivedermi? - le chiese cercando di mantenere un'espressione impassibile. Lei cercò di rivolgergli uno sguardo duro ma era allo stremo; piuttosto sembrava implorare pietà. Jarod si fermò un attimo ad osservarla. Ormai erano le 9.30 del mattino e teoricamente lui non aveva altro da fare che aspettare si facesse sera. Si sedette sulla poltrona davanti al letto e si immerse nuovamente nei suoi pensieri; lei continuava a guardarlo. Ad un certo punto, Jarod tirò fuori dalla tasca interna della giacca il cellulare e fece un numero, poi aspettò per qualche istante, fin quando qualcuno rispose.
- Pronto? - era una voce tesa.
- Contatto. - mormorò Jarod e riattaccò subito. Poi si alzò e si rivolse a Miss Parker.
- Se prometti di non gridare, ti levo il fazzoletto dalla bocca - le disse. Lei annuì lentamente. Jarod le si avvicinò, si chinò su di lei e le tolse il bavaglio. Poi, fece qualche passo indietro e la osservò mentre si riabituava ad una condizione più normale. Dopo qualche istante Miss Parker rivolse il suo freddo sguardo su di lui.
- Sai Jarod - disse piano e con voce irrealmente calma - tu non hai idea di quanto mi piacerebbe, in questo momento, poterti piantare una pallottola in testa da simulatore che ti ritrovi Se penso a tutte le sofferenze, ed i giochetti con cui ti sei divertito alle mie spalle - Due colpi secchi alla porta fecero tacere Miss Parker. Qualcuno aveva bussato. Jarod guardò verso l'ingresso. Tirò fuori la pistola e lasciò la camera da letto. Si avvicinò lentamente alla porta e si mise di fianco ad essa.
- Chi è? - chiesa a voce alta. La risposta fu tempestiva.
- Contatto. - Jarod emise un profondo sospiro di sollievo e abbassò la pistola. Aprì la porta e fece entrare un uomo. Vide che era evidentemente agitato.
- Che diavolo significa Neels? - disse il tizio con voce un po' alterata - eravamo tutti d'accordo, no? Nessun contatto fino a cosa certa... - Jarod rimise la pistola nella fondina.
- Sì, ma i programmi sono cambiati. -
- Cosa...? -
- Ora abbiamo un problema; ed anche grave - Jarod fece cenno all'uomo di seguirlo. Entrarono insieme nella camera da letto.
- Eccolo là il problema. - disse Jarod indicando Miss Parker.
L'uomo si fermò sorpreso e guardò la donna ammanettata sul letto.
- Sì, davvero un bel...problema... - disse con un sorrisetto e l'espressione già più rilassata.
- Non scherzare, Jason - lo riprese Jarod - l'ho trovata nella suite stamattina, aveva questa con sé - l'espressione dell'uomo cambiò nuovamente, ed in peggio, appena Jarod gli mostrò l'arma - Oh, merda... - mormorò - Neels tu ... hai un'idea di chi sia lei? - Jarod fissò Parker con freddezza.
- No, ma ... credo che lavori per Ortega... - Jarod prese per un braccio l'uomo e lo portò nuovamente verso l'ingresso. Lo sguardo di Miss Parker li seguì fino alla soglia della stanza, oltre furono soli. - Hey...come mai tutta questa prudenza? - chiese Jason.
- Non è mai troppa. Ha già dato notevole prova di quanto possa essere pericolosa. Inoltre...credo sia...pazza. -
- Pazza? - Jason guardò in direzione della stanza da letto - quella...? -
- Già. Io non ci ho capito molto ma... continua a dire delle cose senza senso. Parla di un certo... Centro, qualcosa di simile, e di simulazioni... -
- E che sarebbero? - Jarod alzò le spalle e scosse il capo - Non ne ho idea - disse.
Intanto Miss Parker aveva smesso di dimenarsi inutilmente. Le facevano male i polsi, la schiena. Da dov'era non poteva più sentirli; in compenso sentiva benissimo l'ulcera. Non potendo ascoltare i loro discorsi, Parker si era concentrata sul dolore, troppo forte, sempre più forte ... No, doveva cercare di calmarsi oppure rischiava un'altra emorragia. Ma come fare, come calmarsi? Era stata neutralizzata, ridotta all'impotenza. Una condizione inaccettabile per un Parker e soprattutto per lei. Poteva fare qualcosa? Poteva? Iniziò a pensarci, quasi dimenticando di non essere sola. Provò a considerare le varie alternative a sua disposizione. Gridare era stupido, oltre che inutile; l'avrebbero subito imbavagliata e poi chissà cos'altro. Inoltre non doveva dimenticare che Jarod non era solo. Quello che era con lui era un poliziotto, ce l'aveva scritto in faccia. E se poi...l'avessero presa ed interrogata? Non poteva certo dire la verità ed immischiare l'organizzazione. Il Centro prima di tutto; ormai lo sapeva bene. Non le restava che aspettare; aspettare sperando che Broots e Sydney, insospettiti dal fatto che non fosse ancora tornata, cominciassero a farla cercare. Però...
Si ricordò che era andata via la mattina presto e senza dire dove. Nemmeno Sam lo sapeva. Non c'era scelta allora: poteva solo aspettare e basta; una fitta allo stomaco sottolineò il suo senso di frustrazione. Nelle condizioni in cui si trovava, riuscire a scappare le sembrava molto improbabile. Jarod la conosceva bene, aveva sicuramente previsto ogni sua mossa, ogni pensiero e poi... stranamente, stavolta lui le faceva paura. Forse per le parole che le aveva detto.
Miss Parker non avrebbe mai creduto di poter sentire la voce di Jarod pronunciare parole simili con tanta freddezza: "....per me, la tua vita ha un qualche valore solo per le informazioni che puoi fornirmi.".
No; non avrebbe mai pensato fosse capace di tanto. Ma ... di cosa era davvero capace Jarod? Guardò ancora verso la porta. Jarod e quel tizio continuavano a discutere fuori dalla camera da letto. Sicuramente, stavano anche decidendo il da farsi con lei. Improvvisamente li vide rientrare.
- Allora, tutto a posto, vero? - disse Jarod.
- A posto. -
- Mi raccomando, stai attento. Non ti fidare di lei. E' anche un ottima lottatrice, potrebbe lasciarti k.o. -
- Come no! - disse Jason con un sorrisetto. Jarod lo guardò seriamente.
- Non sottovalutare quella donna, non ti conviene. - gli occhi di Miss Parker e quelli di Jarod si incrociarono per un breve attimo, poi Jarod si rivolse nuovamente all'uomo - Jason, per il resto siamo d'accordo: fa' come ti ho detto, intesi? - Jason annuì e Jarod lo salutò con un cenno, poi uscì dalla stanza lasciandolo solo con Miss Parker. Jason guardò la donna e si grattò il capo con espressione perplessa.
- Già, intesi... - mormorò tra sé e sé. Miss Parker lo guardò. No, quel tizio non era certo un problema. Capì che avrebbe potuto avere ragione di lui con una certa facilità. Bastava averne l'occasione. Un piano; doveva pensare come fare ad uscire da quella stanza.
Mentre la sua mente iniziava a lavorarci sopra, Jason si avvicinò a lei. Miss Parker lo fissò con sguardo interrogativo; perché sorrideva? L'uomo la guardò e si chinò verso di lei.
- No... - mormorò Parker.
Non riuscì ad opporre molta resistenza, non quella che avrebbe potuto con le mani libere. Sia pure con difficoltà, Jason riuscì a rimetterle il bavaglio. Lui la guardò e sorrise soddisfatto mentre lei lo fissava con gli occhi pieni d'ira.
- Ordini di Jarod... - le disse con tono allegro. Poi uscì dalla stanza.

Jarod era un po' preoccupato per l'ospite che aveva lasciato nella suite, ma sapeva che la sua attenzione doveva essere concentrata su altro. Dopo tutto ... Miss Parker era lì, chiusa, legata ed imbavagliata; in più con lei c'era Jason; che poteva succedere? In realtà molte cose, ma non doveva pensarci.
Uscì dall'albergo e si diresse verso il Casinò Royal.
Voleva studiare bene il posto e le eventuali vie di fuga. Era meglio essere pronti a tutto. Dopo un passeggiata di mezz'ora raggiunse il posto dove era previsto l'incontro. Al di fuori, l'edificio si presentava come un casinò, uno come tutti gli altri. Molte luci, una bella e ampia entrata. Si fermò a pochi passi dall'ingresso in modo tale da poterne avere una buona visuale d'insieme e, facendo finta di essere interessato ad altro, cominciò a guardarsi intorno. Vi erano alcuni uomini di guardia, erano armati. Riuscì a vedere anche 4 telecamere. Le porte erano costantemente aperte. Per il resto non vi era niente degno di nota. Decise di entrare.
L'edificio aveva un ampio ingresso che andava progressivamente allargandosi fino a trasformarsi, una volta dentro, in un'unica grande sala nella quale Jarod vide numerose slot machine disposte in lunghe file. Andando avanti, notò che vi era un secondo ingresso che conduceva ad una parte del locale più elegante e riservata. La seconda sala aveva solo tre porte d'accesso sorvegliate da due guardie e da alcune telecamere.
- Qui gioca l'élite... - pensò Jarod passando vicino all'ingresso. Proseguì il suo giro turistico per il Casinò ancora per un po', annotando mentalmente ogni particolare delle sale che andava attraversando, e qualunque cosa potesse essergli utile.
Per il momento, il pensiero di Miss Parker si allontanò da Jarod e fu sostituito da quello della trappola che andava preparando. E lui sapeva bene che per allora tutto doveva essere perfetto.

Albergo

Jason era seduto sul divano e stava guardando la Tv quando sentì dei rumori.
Non capì subito da dove provenissero. In un primo momento pensò di essersi ingannato, poi udì ancora lo stesso suono. Spense la Tv, tirò fuori la pistola dalla fondina si alzò dal divano. Comincio a guardarsi intorno ed a cercare di capire da dove venisse il rumore.
Si avvicinò alla porta d'ingresso. Sì, il rumore proveniva da dietro di essa. Si accostò piano alla porta. Qualcuno stava cercando di entrare nella suite.
- Dai...E forza...! - la voce di un uomo - possibile che questi apparecchi non funzionino mai? Piuttosto...sei davvero sicuro che non ci sia nessuno? -
- Sì. sì; Almeno credo... -
- Come "almeno credo"? E...e se poi apriamo e quello è dentro? Quel tipo non mi piace. -
- Già, neanche a me... -
- E' freddo, amico, troppo freddo. Quello se ci trova nella sua stanza ... ci ammazza senza battere ciglio...! -
- E piantala di frignare! Non c'è nessuno, stupido! Secondo te io voglio morire? Piuttosto ... vedi di sbrigarti che tra un po' arriva gent e... - Jason si allontanò dalla porta.
Erano in due. Parlavano animatamente, erano nervosi. E per questo, pensò, ancora più pericolosi. Pochi minuti ed avrebbero aperto la porta; pochi minuti per pensare. Doveva cercare di non perdere la calma. Quei due intendevano entrare nella suite, ma perché? Cercavano qualcosa di particolare?
Si ricordò della donna legata in camera da letto. Jarod gli aveva detto che forse lavorava per Ortega. Sì, poteva essere. Il quadro della situazione stava lentamente prendendo forma nella testa di Jason: se la donna era una di Ortega, forse quei tizi erano stati mandati a cercarla. Certo, doveva essere così ma ... entrare nella stanza di un tipo come Neels era davvero un'imprudenza, davvero troppo rischioso. Forse allora non stavano cercando lei (perché poi nella camera di Jarod? Lui poteva benissimo essersi sbarazzato di lei; perché non doveva averlo già fatto?). Era troppo strano; a meno che...
A meno che la donna non fosse troppo importante per loro e andasse riportata indietro con ogni mezzo. E forse Neels lo sapeva benissimo, dato che con lei aveva usato misure precauzionali insolite.
- Dannazione... - mormorò Jason - se ne esco vivo, mi dovrai dire chi è lei, Neels! -
Si precipitò di corsa nella camera dal letto. Miss Parker fu sorpresa nel vedere entrare Jason di colpo e con l'arma in pugno.
Per un attimo pensò al peggio. Vide che era molto teso. Miss Parker si mise istintivamente all'erta. Jason si avvicinò al letto dov'era ancora legata e le puntò l'arma contro. Senza distogliere la mira, mise una mano nella giacca e tirò fuori le chiavi delle manette dalla tasca. Lei lo fissò interrogativamente.
- Se provi anche solo a respirare senza il mio permesso, ti spedisco al creatore. Ci siamo capiti? - disse piano. Miss Parker annuì e Jason le tolse le manette. Finalmente poté alzarsi dal letto ed appena in piedi, Parker si strappò dalla bocca il bavaglio. Un rumore improvviso la fece voltare verso l'ingresso. Capì che stava succedendo. Per un attimo pensò che poteva trattarsi di una squadra del Centro, forse Broots aveva scoperto la copertura di Jarod...
No, era altamente improbabile. Purtroppo. Doveva trattarsi di un'altra visita, ben più pericolosa per lei.
Guardò l'uomo che aveva accanto. Capì che, chiunque fossero, lo avevano preso davvero alla sprovvista. Non sembrava poi tanto sicuro di quello che voleva fare. Jason incrociò lo sguardo indagatore della donna e si scosse.
- Vieni qui, andiamo! - prese per un braccio Miss Parker e la trascinò sul terrazzo. Accostò le ante della porta-finestra e si sistemò dietro di essa. Parker sentì la presa sul suo braccio divenire sempre più forte - stai zitta... - mormorò Jason senza guardarla - stai giù, mi hai capito? - un altro rumore proveniente dall'ingresso, uno scatto, annunciò che quei due erano finalmente riusciti ad entrare nella suite.
Jason e Miss Parker sentirono i loro passi, attutiti dalla moquette, avvicinarsi sempre di più alla camera da letto.
- Nando, ci hai messo un secolo ad aprire quella porta. - disse uno degli uomini con voce seccata.
- Beh, ovvio. Queste sono porte di lusso. Hai visto che stanza? Caspita! -
- Già, roba di prima qualità. Il nostro amico si tratta piuttosto bene -
Jason e Miss Parker continuavano a spiare la scena da dietro la finestra. I passi divenivano pericolosamente vicini, ormai erano alla camera da letto.
- Hey, guarda...! - esclamò uno dei due - qui c'è la luce ancora accesa -
- Quello ti sembra tipo da non uscire fuori senza aver controllato le luci? -
- No, certo che no... - mormorò il tizio.
I due attraversarono la soglia della stanza ed entrarono nel loro campo visivo. Miss Parker vide che uno era una sua vecchia conoscenza. Jason invece li conosceva entrambi. Erano uomini di Ortega.
Uno era Peter, l'uomo con cui Jarod aveva intrattenuto contatti quei giorni. L'altro era un dei tanti servitori del signore dalla droga.
- Allora, ora che siamo qui dentro che cosa cerchiamo? - chiese l'uomo a Peter.
- Precisamente non so. Diciamo...tutto quello che ci può apparire "interessante". - i due iniziarono a perquisire la stanza.
Jason aveva la tentazione di sparare loro lì e subito, aveva davvero un mucchio di buoni motivi per farlo. Ora era talmente concentrato su quello che vedeva attraverso le persiane, che quasi si era dimenticato di Miss Parker.
La tensione aveva invece rianimato la donna. Dopo tutto, il suo unico e vero scopo era quello di prendere Jarod, e il resto non aveva importanza. Adesso, l'unico problema per lei era riuscire a venire fuori da quella situazione. Rivolse una rapida occhiata a Jason. Sì, toglierselo di mezzo non sarebbe stato un grosso problema ma le cose erano complicate dai due uomini nella suite.
Doveva aspettare il momento giusto, e se ci fosse stato da sparare ... non sarebbe stato un problema. Per lei non era certo la prima volta. Tornò a guardare i due che intanto avevano aperto ogni cassetto della stanza e disfatto il letto.
- Forse cercano qualche vecchio buco nel materasso. - pensò - che idioti...! - poi il suo sguardo fu attratto da un riflesso argenteo. C'era qualcosa nello spazio tra lo scrittoio e il mobiletto dei liquori. Qualcosa che Miss Parker riconobbe subito. Si irrigidì. Era la valigetta che Jarod aveva sottratto al Centro e che portava sempre con sé.
Doveva prenderla, doveva.
Purtroppo anche uno dei due si accorse della valigetta nell'angolo. Si avvicinò, la prese e la mise sulla scrivania.
- Peter... - chiamò forte l'altro uomo che era uscito dalla camera da letto - Peter, vieni a vedere...! - Peter rientrò nella stanza e gli venne vicino - guarda cosa ho trovato... - disse Nando con aria soddisfatta. L'uomo guardò la valigetta argentata.
- Ha l'aria di essere qualcosa di importante - mormorò - aprila. - Fernando già cercava di pasticciare sopra i codici. -
- Non è facile... -
- E' codificata...? -
- Sì. E' una di quelle che usiamo anche noi; non la apri se non con dell'esplosivo. -
- Quest'uomo dimentica la luci accese ma non scorda di chiudere le valige - disse piano Peter.
- Tu di là hai trovato qualcosa...? -
- No, niente. Dai, dammela - Peter prese la valigetta e si allontanò verso la pota, poi si voltò verso Fernando - tu rimani qui, io la porto ad aprire. Magari dentro c'è qualcosa di interessante...- Fernando alzò lo sguardo preoccupato su Peter.
- Ma ... e se quello ... se quello torna ... cosa gli dico ?!! Eh, no! No, io qui non ci rimango... -
- Ma che vuoi che ti faccia? Digli che controlliamo sempre la gente con la quale lavoriamo, sono ordini del capo; se non ha niente da nascondere ... non si deve preoccupare. Ecco, digli questo. -
I due uomini ignoravano quello che stava per accadere.
Miss Parker non poteva assolutamente permettere che materiale del Centro cadesse nelle mani di persone estranee. Era già grave che quella valigia fosse in possesso di Jarod, lasciarla a loro era impensabile. Non poteva più aspettare, l'uomo stava per uscire dalla suite; Doveva agire subito.
Con una mossa fulminea si girò verso Jason ed afferrò la pistola tra l'impugnatura e la canna, bloccando il grilletto con un dito, poi gli sferrò un colpo al naso con la mano aperta stordendo l'uomo. Miss Parker sentì la presa sulla pistola diminuire. La sfilò velocemente dalle mani di Jason e lo colpì con un gancio da Boxer.
I due uomini nella stanza non capirono subito cosa stesse succedendo, meno che mai lo aveva capito Jason che, quasi senza rendersene conto, era finito sdraiato sul terrazzo della camera, privo di sensi. Peter guardò verso la porta-finestra, tirò fuori l'arma dalla fondina e la puntò in direzione delle ombre sul terrazzo. Fernando si buttò a terra.
BANG
BANG BANG
Vi fu un rapido susseguirsi di spari e poi il rumore di un vetro rotto.
Peter giaceva a terra senza vita.
Miss Parker entrò nella stanza come una pantera. Fernando era ancora sul pavimento, terrorizzato.
- Oh, madre de dios... madre de dios... - gemeva - la prego, non mi uccida, non mi uccida... - Miss Parker non lo degnò di uno sguardo; gli sferrò un forte colpo con il calcio della pistola e lo stordì, poi ripulì l'arma dalle sue impronte, tornò sul terrazzo, e la mise in mano a Jason.
Si voltò verso il corpo di Peter che aveva la valigetta di Jarod accanto. Un pozzanghera di sangue stava impregnando la moquette. Miss Parker si avvicinò, prese la valigetta ed uscì velocemente dalla suite. Il tutto in meno di un minuto.
Corse verso l'ascensore. Intanto alcuni ospiti dell'albergo stavano uscendo sul corridoio, richiamati dagli strani rumori che avevano udito nella stanza accanto alla loro.
Miss Parker schiacciò il bottone su cui era scritto "Garage". Le porte dell'ascensore si chiusero velocemente. Quando fu sola, emise un sospiro di sollievo. Arrivata giù, si diresse verso la sua auto. Pochi minuti dopo, stava già tornando al proprio albergo.

Appena Jarod fu di ritorno all'albergo, si rese conto che c'era qualcosa di strano. Tanti, troppi lampeggianti davanti all'ingresso. La polizia era dappertutto.
Intuì subito che doveva essere successo. "Coroner" lesse su uno dei mezzi parcheggiati davanti all'Hotel. Il "Coroner" portava via solo i morti e questo gli fecce venire i brividi. Il pensiero sulla sua copertura passò subito in secondo piano. Sperò che non fosse successo l'irreparabile.
Passò di fretta tra la moltitudine di persone raccolte intorno all'ingresso. Un poliziotto lo fermò appena prima che potesse entrare nella hall.
- Signore, si allontani - disse con fermezza - c'è già abbastanza confusione. -
- Io sono un ospite dell'albergo - disse Jarod - che cosa è successo? -
- C'è stata una sparatoria in una camera. C'è anche scappato il morto. - Jarod si sforzò di restare calmo ma la sua voce già tradiva la tensione.
- Senta, io non posso restare fuori. Devo prendere alcuni documenti nella mia stanza, devo entrare... - il poliziotto si voltò verso un collega e gli fece un cenno, quello entrò nell'albergo ed un attimo dopo ne uscì con il portiere.
- Questo signore è davvero un vostro ospite? - gli chiese il poliziotto.
- Sì, certo... - mormorò l'uomo, ancora in evidente stato confusionale.
- Va bene, entri pure - il poliziotto si mise da parte e Jarod entrò di corsa nella hall seguito dal portiere.
- Signor Neels! Signor Neels...! - Jarod si fermò davanti all'ascensore - signore, lei non può tornare in camera... - Jarod guardò l'uomo negli occhi - c'è... c'è stata una sparatoria ... e proprio nella sua suite ... la ... quelli della omicidi vogliono parlare con lei... - Jarod lo ascoltava osservando il via vai delle persone nella hall e per le scale. Si rivolse al portiere e lo fissò con espressione irrealmente calma.
- Lei sa che cosa è successo nella mia suite? -
- Ecco..io... -
- C'è stato un solo morto? Sa chi era? - il portinaio continuò balbettando per tensione.
- Signor Neels, io ... io non so nulla ... davvero - Jarod vide che un uomo accompagnato da altri poliziotti si stava dirigendo verso di lui. - quello è un investigatore...la stava cercando... - mormorò il portiere.
- Lei è il Signor Neels? - gli chiese l'uomo. Jarod annuì - Io sono il detective Rupert. Immagino lei sia stato già informato dell'accaduto.
- Sì, ho appena saputo. -
- Bene, la prego allora di seguirmi, dovrei farle alcune domande... -
- Sì, certo. - Jarod, il detective Rupert e qualche agente di scorta, si diressero in gruppo verso la suite.
Arrivati al piano, Jarod vide che il largo corridoio dell'albergo era appena praticabile, tante erano le persone che camminavano avanti ed indietro per esso. La scientifica era già al lavoro: vi era chi cercava impronte, chi faceva foto...
Il detective Rupert si fece spazio nella confusione con facilità e così poterono entrare nella suite. Jarod si fermò sulla soglia dell'ingresso cercando Jason con lo sguardo, ma vi erano troppe persone, i flash delle macchine fotografiche lo accecavano. Ripensò ancora al mezzo del "Coroner" parcheggiato davanti all'ingresso dell'albergo e si irrigidì.
- Neels! Neels...! - ad un tratto sentì una voce conosciuta - Jarod, sono qui!!! - si voltò verso il salottino all'ingresso. Seduto su un divano, vi era Jason. Accanto a lui, un infermiere lo stava medicando. Jarod andò subito verso di lui.
- Jason... -
- Neels, grazie al cielo! - Jason fece per alzarsi dal divano ma l'infermiere lo trattenne seduto. - Ahia! - protestò quando gli fu rimesso l'impacco sul naso. Jarod intanto rivolse la sua attenzione al via vai di poliziotti intorno. Proprio in quel momento, due infermieri del coroner stavano portando via dalla suite un cadavere già impacchettato per l'obitorio. Si avvicinò al divano dove Jason restava seduto e con un panno sul naso.
- Tu stai bene? -
- Benissimo, non vedi? - rispose Jason sarcasticamente, poi scosse la testa - sì, sto benone. Sono vivo. Jarod, tu non sai, non sai! E'...è successo il fini mondo...!
La donna...? - Jason fece una smorfia.
- Se n'è andata via sulle sue gambe. Amico, avevi ragione: è una furia, guarda come mi ha conciato... - Jarod emise un sottile sospiro di sollievo e non poté trattenere un sorriso.
- Dimmi, sai chi era quello che...? - Jarod si interruppe. Guardò il detective alle sue spalle e gli agenti insieme a lui. Jason capì.
- Tranquillo, loro sono al corrente di tutto. -
- Bene. Allora raccontami tutto. -
Jarod ascoltò il breve racconto con espressione pensierosa.
- Ecco quello che è successo - concluse Jason - maledizione... - gemette - ho un mal di testa tremendo, tutta colpa di quella dannata! - Il detective Rupert scosse piano il capo.
- Quella donna doveva essere una ladra - disse.
- Anche un'assassina - aggiunse Jason - e con una mira da diavolessa, dannazione...! -
- Già... - disse piano Rupert alzandosi dalla poltrona - fredda e precisa, una vera professionista. Quello si è beccato un colpo solo in mezzo agli occhi. -
- Ad ogni modo, la stiamo già cercando. - disse un altro poliziotto.
- Sì, infatti. Abbiamo dei testimoni che l'avrebbero vista uscire dal garage dell'albergo con un'auto. Certo ... adesso le cose, per voi, si sono complicate ulteriormente. Andare all'appuntamento è diventato ancora più rischioso.
Crederanno sia stato tu ad ammazzarli - disse Jason e Jarod lo fissò preoccupato.
- E' la cosa più logica da pensare - disse piano.
- Inoltre ... bisogna far sparire anche Fernando; E così i morti...salgono a due. -
- Uno vero ed uno falso. -
- Ma loro non lo sapranno - aggiunse Rupert.
- Già - Jarod incrociò le braccia sul petto ed accigliò la fronte - però ... a ben pensarci questo potrebbe giocare al nostro favore. -
- Come? -
- Abbiamo fornito loro delle informazioni secondo le quali io sarei uno che non scherza, e questo lo dimostrerebbe. Ma ... la polizia potrebbe spaventarli, se non l'ha già fatto - Jarod si sedette sul divano vicino a Jason.
Rimasero in silenzio per una qualche decina di minuti. Bisognava inventarsi qualcosa ma la situazione sembrava senza uscita. Ad un tratto l'espressione del detective parve rischiararsi; accennò ad un sorriso e Jarod lo fissò negli occhi.
- Io forse ho un idea... - disse Rupert - ascoltate....

22.50 Casinò Royal

- Un'altra carta - disse Jarod con un cenno del capo al croupier, poi, con un gesto lento e tranquillo, prese la coppa di champagne che aveva accanto e ne bevve un sorso.
Ormai era ora; Tra non poco ci sarebbe stato il contatto.
Jarod sorrise maliziosamente pensando alla miriade di poliziotti che dovevano essere in giro per la sala. Sicuramente lo stavano sorvegliando da vicino. Non era la prima volta che lavorava con l'FBI, dopotutto erano dei grandi professionisti, e non si sarebbe sorpreso se, in seguito, avesse saputo che anche il croupier era uno di loro.
Jarod bevve un altro sorso di champagne.
Era ormai arrivato a vincere una decina di migliaia di dollari quando, al banco, si avvicino un cameriere e mise sul tavolo di fronte a lui un biglietto: "WC" lesse Jarod.
Temporeggiò qualche istante, poi fece un cenno al Croupier che stava finendo di giocare.
- Signore, dica... -
- Mi faccia cambiare le fiche, per cortesia - il croupier annuì. Jarod si alzò dal tavolo e si diresse con calma verso i bagni. Nonostante le apparenze era abbastanza teso.
Entrò dentro. Nell'antibagno c'erano almeno sette persone.
Per un attimo li scambiò per spazzini ma non ne riconobbe nessuno. Intanto, uno di loro era uscito dal bagno per mettersi di guardia alla porta. Jarod fu spinto contro il muro con prepotenza mentre un altro del gruppo iniziava a perquisirlo.
- Ehi...piano...! - protestò Jarod - se trattate così chi viene su vostro invito, figuriamoci chi prende l'iniziativa! - Finita la perquisizione l'uomo che sembrava il capo di quel branco di spacconi, fece cenno a gli altri di mettersi un po' da parte, ed andò verso di Jarod. Si fermò proprio davanti a lui e lo fissò dritto in faccia con uno sguardo gelido. L'uomo che aveva di fronte era di altezza più o meno equivalente alla sua, biondo e con un viso dai lineamenti piuttosto regolari. Ma i suoi immobili occhi blu erano spaventosi. Jarod sostenne il suo sguardo ma con difficoltà.
- Mi sarei aspettato un trattamento più gentile - disse ironicamente Jarod. Nessuna reazione. Il viso del tizio era fermo. - io non credo che... -
- Spiegaci la polizia nel tuo albergo. - lo interruppe l'uomo con voce impassibile. Jarod lo guardò dritto negli occhi. Prese un po' di coraggio.
- Primo: vorrei sapere con chi sto parlando. Secondo: a questo punto non sono tenuto a spiegarvi niente visto che, a quanto ho veduto, siete soliti cercare risposte da soli. - disse con accento particolarmente duro - ovviamente mi riferisco a quei due che ho trovato a curiosare nella mia suite. Se vuoi un resoconto particolareggiato della faccenda ... guarda il servizio in TV; hanno fornito un'esauriente descrizione dell'accaduto. - Jarod fece un pausa ed osservò la reazione del biondino. Nulla. Qualcuno degli scagnozzi che lo circondavano era intimidito da lui, dalla sicurezza che ostentava, ma non il biondo; lui era rimasto impassibile.
- Bene. - disse il capo banda - se proprio vuoi sapere il mio nome, io sono Sad ed ho l'autorità di trattare con te. Riguardo a cosa poi ... dovresti saperlo. -
- Certo. - disse Jarod.
- Peter mi aveva parlato delle vostre intenzioni e noi abbiamo accettato i termini dell'incontro con i tuoi ma... ne discuteremo dopo; questo sempre che tu sappia darmi una convincente spiegazione riguardo ai due dei nostri morti nella tua camera d'albergo. - Jarod ed il biondo continuavano a fissarsi come stessero per fronteggiarsi in duello. Ma Jarod non possedeva la reale freddezza dell'uomo che aveva di fronte, poteva solo simularla esternamente; si chiese se in realtà anche quell'uomo stesse facendo la stessa cosa.
Accennò ad un sorriso per smorzare la tensione. - Bene, come vuoi, Sad - mormorò Jarod - vedi, a quanto pare, Peter e quell'altro suo amico, non sono riusciti a dividersi quello che avevano trovato nella mia stanza, e cioè circa 100.000 verdoni; sai, per le piccole spese... -
Sad lo interruppe - E tu...cosa hai detto alla polizia...? - finalmente Jarod sentì nella voce dell'uomo una certa preoccupazione; dopotutto era umano. Emise un teatrale sospiro e scosse il capo.
- E che cosa volete che gli abbia detto? Ho detto agli sbirri che sono un narcotrafficante, ovvio! - Jarod aggiunse un sorriso ironico alle parole ma Sad aveva nuovamente ripreso la sua espressione impassibile.
- Molto bene - disse il biondo con voce calmissima - allora adesso tu chiami i tuoi clienti e noi due gli parliamo. Mi capisci vero?

(Continua 3a parte)

Scritto da TS e SELAS.

 

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